Antonio Savino Damico

Antonio Savino Damico

Nasce a Milano il 29 gennaio  del 1939.
Nel  1948 , ancora bambino, conosce lo scultore Ettore Calvelli che gli fa scoprire il mondo dell’arte figurativa.
Nel 1958 si diploma presso il Liceo Scientifico Vittorio Veneto di Milano. Sempre nel 1958 vince un  premio di pittura per studenti. Il critico Giansiro Ferrata, il pittore Mario Carletti, membri della giuria  e l’amico Calvelli lo incoraggiano a continuare.
Nel 1964 si laurea in fisica presso l’Università degli Studi di Milano e insegna fisica e matematica fino al 1998 continuando a disegnare e a predisporre progetti. Si dedica con maggiore impegno alla pittura dal 1987.



Tecnica

I disegni sono realizzati su carta o cartoncino con penne a sfera tipo biro nere e a colori, raramente con acquarelli. I colori delle penne a sfera sono pochi , circa 15. La prima stesura del disegno è fatta con penne nere. Su di esso vengono sovrapposti i colori con penne dello stesso tipo. Gli inchiostri di queste penne lasciano trasparire in parte le sfumature dei grigi sottostanti.Il risultato finale è sempre un disegno molto inciso e ben definito in ogni parte in cui sono visibili i tratti delle penne.



Temi

Nei disegni predominano le case,le strutture architettoniche, le barche con altri elementi del paesaggio come alberi,animali, foglie,sassi, grotte, acqua, nuvole, soli .... costruiti però in uno spazio dove , mediante cenni di riflessi e di simmetrie ,viene eliminata  la classica linea orizzontale di terra. Le linee del disegno, sempre molto ben definite, anche se riferiti a oggetti noti, sono modellati in modo da alludere a cose animate come ali, pesci,serpenti, uccelli.   Compaiono a volte figure che alludono a forme embrionali. La visionarietà e la surrealtà si manifestano nella sovrapposizione o giustapposizione di figure e forme appartenenti a contesti molto diversi. Alcune forme irrazionali come serpentelli, toponi, fantasmini, angiolini...nascono da una voglia di gioco, di autoironia, di nonsense che a loro volta vengono dalla consapevolezza  del mistero della vita e dell’ ambiguità  dell’arte stessa.